Storia,  Storia generale

Cavalleria, Parte I

Download Attachments

Cavalli, sciabole ed elmi per una storia dell’Arma di Cavalleria.

A cura del Vostro Afz.mo Adri

  • Il nostro viaggio nelle memorie e nelle magie dell’Arma sarà:
  • Una ricognizione storica rigorosa (anche se sommaria) di eventi compiuta ripercorrendo assieme la Storia della Nostra Patria;
  • Una biografia per immagini compilata riproponendo ricordi del buon tempo antico, in parte sbiaditi e dimenticati, e sovrapponendo ad essi le consapevolezze attuali;
  • Un viaggio sentimentale attraverso un mondo di valori, quelli della Cavalleria, che, nati in un lontano passato, sono immutabili nel tempo.

Le tappe del nostro viaggio sentimentale saranno così articolate:

  • Le origini della cavalleria: dagli Antichi all’Epopea Napoleonica
  • La Nascita della Cavalleria Piemontese L’Epopea Risorgimentale
  • La Scuola di Pinerolo
  • L’Italia Umbertina
  • La Guerra Vinta
  • Dal cavallo al cavallo vapore La Guerra Persa
  • Oggi in Cavalleria

Prima di iniziare la narrazione per immagini ed emozioni, permettetemi, come sempre si conviene al  discepolo devoto, di rivolgere un sentito ringraziamento  a Sua Eccellenza Il Generale di Cavalleria Rodolfo PULETTI

Storico dell’Arma, autore, tra i molti volumi che ha pubblicato, di una monumentale “Storia dell’Arma di Cavalleria”. Ma ora è finalmente giunto il momento di iniziare il nostro viaggio, che,
con la suggestione delle sue immagini, ci farà transitare Da un passato lontano e forse mai del tutto dimenticato.

 

La Cavalleria Italiana ha compiuto trecento anni, di cui la maggior parte in sella, in punta di sciabola e di lancia, per fare l’Italia.

” Arma di Cavalleria : uno stile di vita. Oltre tre secoli di storia, di gloria e di fedeltà ai più alti valori ”

Nell’antichità. La combinazione di uomo, arco, freccia e cavallo è una delle armi più efficaci utilizzata fin dall’antichità. Tra i popoli che ne fecero uso ricordiamo gli Assiri, gli Unni, i Mongoli, gli Ottomani. Composta di uomini d’arme in grado di combattere a cavallo, la Cavalleria necessitava di uomini molto addestrati a questo particolare tipo di combattimento e di animali selezionati ed impiegati esclusivamente per il combattimento.

Dapprima il guerriero a cavallo più capace fu il nomade, che portava con sé i propri averi, esercitava l’allevamento degli animali e predava i popoli sedentari. Nella Grecia antica i cavalieri erano detti hippikon. Dotati di maggior velocità rispetto alla fanteria, in seguito perfezionarono queste loro doti eliminando parti della panoplia , l’armatura troppo pesante, e guadagnando così in velocità e rapidità di movimento. Vi erano poi gli hetairoi del Regno di Macedonia, un corpo cavalleria elitario con tattiche di combattimento basate sull’esperienza dei cavalieri nomadi e proprie armi specifiche come la xiston, la lunga lancia.

Nonostante le raccomandazioni di Senofonte, il mondo greco non riuscì però mai a produrre un’efficiente forza di cavalleria. I Romani, fino alle guerre puniche, utilizzarono quasi esclusivamente la fanteria. Il primo comandante a sfruttare al massimo le potenzialità della cavalleria fu Annibale, il quale contava sui cavalieri numidi, i più abili di quell’epoca.

Nella battaglia di Canne (216 a.C.), considerata uno dei capolavori dell’arte militare di tutti i tempi, egli attirò la fanteria romana al centro del campo e la accerchiò con una manovra a tenaglia
dei propri cavalieri, annientandola completamente.

Annibale venne poi sconfitto nella battaglia di Zama (202 a.C.), da Scipione l’Africano, che aveva imparato la sua lezione tattica e soprattutto aveva “stretto alleanza” coi numidi portandoli dalla propria parte. Fino al III secolo, il nerbo dell‘esercito romano rimasero comunque le legioni di fanteria. Nel tardo impero invece, con la pressione dei barbari alle frontiere e la necessità di presidiare efficacemente un confine lungo migliaia di chilometri, la cavalleria, grazie alla rapidità di spostamento che permetteva, acquistò sempre maggiore importanza. Ciò derivò anche dal fatto che, con la progressiva mutazione nella composizione dell’esercito romano, formato in misura sempre maggiore da barbari assimilati, la secolare tradizione di efficienza e organizzazione delle legioni si andò via via perdendo.

Il Medioevo All’inizio del VIII secolo viene introdotto in Europa l’uso della staffa e della resta: fermando la lancia contro l’armatura, risultava possibile al cavaliere caricare il nemico al galoppo e colpirlo con tutta la propria forza, senza per questo essere sbalzato dalla sella.

Il Medioevo fu l’epoca d’oro della cavalleria: armato di lancia e rivestito da una pesante armatura, il cavaliere medievale era il nerbo degli eserciti di quel periodo. I cavalieri costituivano inoltre la Classe Dominante della Società e la Cavalleria Medievale era un ideale di vita a cui gli uomini di quel tempo si ispiravano. Ancora oggi alcuni paesi (Italia compresa) usano il titolo di cavaliere come onorificenza conferita ad uomini di particolare talento e di specchiata moralità.

L’utilizzo della cavalleria pesante, che sfruttava questa nuova tecnica per costituire una forza d’urto inarrestabile, fu promosso da Carlo Magno e dai suoi successori. Essi addirittura strutturarono tutta la società franca in modo da permettere il reclutamento e il mantenimento di una efficace forza di cavalleria. Infatti, per il costo delle bestie e degli assistenti (scudieri), degli equipaggiamenti e per la necessità di avere tempo libero per addestrarsi, il cavaliere poteva essere soltanto un appartenente alle classi dominanti.

La struttura feudale della società corrispondeva direttamente alla gerarchia militare, di modo che i cavalieri potevano rispondere molto rapidamente alla chiamata alle armi trovandosi a formare un esercito già inquadrato. Le terre e le proprietà concesse in feudo fornivano le rendite necessarie al mantenimento del cavaliere e del suo equipaggiamento.

E la fanteria? Nel periodo medioevale le fanterie, il popolo in armi, erano spesso neglette e composte da fanti per lo più di estrazione rustica o servile, male armati e poco addestrati.
Soltanto dal XIII secolo in avanti si affermarono reparti di fanteria più addestrati e bene armati come gli svizzeri e i lanzichenecchi, capaci di tattiche idonee ad ostacolare i cavalieri.
L’arma più efficace per combattere contro la cavalleria erano le picche, lunghe lance con le quali i cavalieri venivano disarcionati oppure uccisi i cavalli. (Ciò diede origine alle prime armature per i cavalli). In Inghilterra invece si puntò soprattutto sugli arcieri, i quali, restando protetti dietro palizzate appuntite appositamente predisposte sul terreno, colpivano i cavalieri prima che questi venissero a contatto.

Le armi da fuoco.

Con l’avvento delle armi da fuoco l’efficacia della cavalleria pesante, già indebolita, declinò definitivamente. L’episodio che ne segnò il tracollo fu la battaglia di Pavia (1525) in cui i cavalieri francesi, lanciati alla carica, furono letteralmente massacrati dagli archibugieri spagnoli.

Lo stesso re Francesco I di Francia fu appiedato e si salvò a stento, venendo preso prigioniero e pronunciando la celebre frase: «Tutto è perduto fuorché l’onore!».

A poco a poco, nei fatti, il cavaliere iniziò a trasformarsi in fante a cavallo.

Le armature, inutili di fronte ai proiettili, furono abbandonate; Le lance furono sostituite da armi più efficaci.

Giovanni dalle Bande Nere fu tra i primi a costituire un corpo di archibugieri a cavallo. Pur ridotta a un ruolo subordinato rispetto alla fanteria, la cavalleria sopravvisse comunque fino a tutto il XIX secolo.

Compito della cavalleria fu per lo più quello di aggirare e colpire ai fianchi o di lato con veloci movimenti a tenaglia la fanteria nemica;

Un gigantesco corazziere si avventò sul soldato in kilt e la cornamusa tacque, esempio classico fu, a Waterloo, la carica della Cavalleria Napoleonica del maresciallo Ney, che, per breve tempo, sembrò far volgere le sorti della battaglia a favore dei francesi.

Carica dei Seicento

Quando le armi da fuoco divennero a retrocarica, i fanti acquisirono la capacità di colpire più lontano e di ripetere le azioni di fuoco più velocemente, frustrando sempre di più i tentativi di attacco della cavalleria “alla carica”. Durante la guerra di Crimea, ad esempio, avvennero due episodi nei pressi di Balaclava che mostrarono i limiti ormai raggiunti dalle cariche di cavalleria: la tenuta della propria posizione da parte dei fanti del 93° Highlander attaccati dalla cavalleria cosacca la decimazione dei cavalleggeri inglesi quando la Brigata di Cavalleria Leggera attaccò le postazioni russe difese da fanti ed artiglieria

La cavalleria aveva ormai perso la connotazione di “forza di sfondamento” per assumere maggiore importanza nelle: missioni di ricognizione, azioni di copertura e di avvolgimento, negli attacchi di alleggerimento (come spesso accadde in pratica durante la guerra di secessione americana), nelle operazioni di controllo coloniale (come nel caso delle unità di cavalleria inglese in India, nel caso delle unità americane durante la cosiddetta “Guerra Indiana” che durò fino al 1890 e come nelle operazioni di cosiddetta “lotta al brigantaggio” successive alla nascita del Regno d’Italia.

Nel XX secolo il tracollo definitivo: l’avvento delle truppe motorizzate e dei carri armati cancellò anche le residue possibilità di impiego che essa poteva ancora avere
Ancorché costellato da episodi di fulgido eroismo, il ruolo della cavalleria nella Prima Guerra Mondiale fu circoscritto;

Nella Seconda Guerra Mondiale vi furono gli ultimi episodi: le 16 cariche della Cavalleria Polacca (ma mai contro i carri armati del Reich…), le ceriche di Savoia e Novara nel 1942 in Russia;

  • Ed infine l’ultima carica di Cavalleria della Storia: i Cavalleggeri di Alessandria a Poloy (Iugoslavia) il 17- ottobre-1942.
  • Il 17- ottobre -1942, con l’uso della sciabola, si svolge, attuata ancora secondo l’antico modello napoleonico (e forse della “strategia per linee interne” di Annibale e degli Indiani Apache), l’ultima carica di cavalleria;
  • Il 6 – agosto -1945 si ha la prima deflagrazione nucleare per scopi bellici.

In 658 giorni il dissennato potere distruttivo dell’uomo sarebbe passato dall’uso “rudimentale” di na lama affilata all’impiego “demoniaco” delle potenzialità devastanti dell’atomo: nulla sarebbe mai stato più come prima.

  • Pur con l’evidenza dei fatti, la consapevolezza della definitiva obsolescenza tattica della Cavalleria non fu però acquisita da un giorno per l’altro:
  • gli Stati Uniti d’America, ad esempio, ancora nel 1921, ritennero opportuno istituire la Prima Divisione di Cavalleria;
  • Della Cavalleria Italiana diremo ampiamente in seguito… Su quella del III Reich saremo molto veloci…. Ma anche gli altri Stati, Inghilterra, Francia, Polonia, Ungheria, etc., ebbero le stesse difficoltà…

Insomma, Dalla Cavalleria nacquero le truppe corazzate e blindate (Il Generale Patton era ufficiale di Cavalleria) e l’Aeronautica Militare (Il Barone Rosso era ufficiale degli Ulani e Baracca era maggiore in Piemonte Reale Cavalleria);

Lo spirito, lo stile, il patrimonio di valori dell’Arma, nella corazza di un carro o nella carlinga di un velivolo, sopravvissero.

Difficile, con la mente e con il cuore, non tornare alle figure di sir Wilfred di Ivanohe o di Marco Visconti (almeno nella versione che ci è offerta da Tommaso Grossi) o di suo cugino Ottorino
Visconti.

 

Ma giusto per esserbe coinvolti in prima persona, entriamo nel clima e nella temperie culturale del Novecento facendoci aiutare da qualche foto dell’epoca.

  • Riguarderanno il Novecento e dunque la Prima e la Seconda Guerra Mondiale
  • La successione, così come la nazionalità dei soldati, sarà casuale
  • Mancheranno le immagini relative all’Italia: queste compariranno nella Seconda Parte della nostra presentazione.
  • Emergerà da queste immagini come, pur necessariamente circoscritta nel suo ruolo operativo, lo spirito della Cavalleria sarà comunque più che percettibile.

 

 

Quanto poi alle divise… Insomma, lo spirito della cavalleria permane ed è più che percettibile. Del resto, espressioni come “cavallo di battaglia”, “andare alla carica”, “lancia in resta”, “braghe di tela”, “spezzare una lancia”, “passare in cavalleria”, “bicchiere della staffa”, nate in cavalleria, fanno a tutt’oggi parte delle immagini del linguaggio quotidiano.

E non si dimentichi che la “giacca a vento” discende in modo diretto dallo spencer della Cavalleria:

Senza per questo dimenticare che tutte le giacche militari hanno, a tutt’oggi, lo spacco centrale necessario per cavalcare Ma, a conferma di quanto detto, vediamo rapidamente qualche immagine:

Ma certifichiamo in questa immagine il cambiamento di un’epoca:

E poi, a briglia sciolta, vediamo alcune immagine a cavallo tra i due secoli. Fanno pensare al clima da finis Austriae de “I deserto dei Tartari” di Buzzati; E all’interpretazione del col. Conte von Fillimor data da Gassman.

 

Nel XX secolo il tracollo definitivo: il ruolo della cavalleria nella Prima guerra mondiale fu pressoché nullo. L’avvento delle truppe motorizzate e dei carri armati cancellò anche le residue possibilità di impiego che essa poteva ancora avere. Nella Seconda guerra mondiale vi furono gli ultimi episodi: nel 1939 la cavalleria polacca effettuò 16 cariche durante la guerra, nessuna delle quali, tuttavia, contro i carri armati tedeschi, una leggenda diffusa ad arte dalla propaganda tedesca e sovietica[1], mentre nel 1941 il reggimento Savoia Cavalleria partecipò alla spedizione italiana in Russia, dove riuscì, sfruttando il fattore sorpresa, a caricare con successo il nemico in uno scontro nella zona del fiume Don (vedi carica di Isbusenzkij). Secondo alcuni storici, questa fu in assoluto l’ultima azione di una cavalleria regolare nella storia militare, tuttavia bisogna ricordare che l’ultima carica della cavalleria Italiana avvenne il 17 ottobre 1942 a Poloj, Croazia, da parte del 14º reggimento cavalleria Alessandria.

Spesso col compito di aggirare e colpire ai fianchi o di lato con veloci movimenti a tenaglia la fanteria nemica; a Waterloo ad esempio vi fu la carica della Cavalleria napoleonica del maresciallo Ney, che per breve tempo sembrò far volgere le sorti della battaglia a favore dei francesi.

Ma che, per noi, può iniziare in epoca napoleonica… con la carica del Bricchetto di Mondovì del 1796 Compiuta dal Reggimento Piemontese Dragon Bleu, dei Dragon Bleu

Eccoli sulla piana di Mondovì….  Si sentono ancora i nitriti dei cavalli e le grida dei dragoni…  Sta per iniziare la carica…

“Signori! Calcatevi i cappelli: stiamo per avere l’onore di caricare!”

Per la Cavalleria Napoleonica, comandata da Murat, fu una completa batosta… I Piemontesi riuscirono a catturare anche i timballi… Che da allora, a Palmanova, fregiano i dragoni italiani;
I timballi conservati al Museo dell’Armè di Parigi sono dunque un’imitazione…

Quanto a  Casa Savoia, il Duca Vittorio Amedeo III dispose che, per così tanto eroismo, i Dragon Bleu dovessero meritare non una ma due medaglie d’oro!

Quel glorioso reggimento, il più antico Reggimento di Cavalleria, fondato nel 1683, l’unico nella storia a fregiarsi di due medaglie per una “sola” battaglia, esiste ancora. Ha sostituito l’antico colore blu con il giallo Rodolfo PULETTI. Sono i Gialli Dragoni di San Giorgio… È il Genova Cavalleria Punta di Diamante dell’attuale Brigata di Cavalleria Pozzuolo del Friuli. Se il colore è diventato il giallo…  nel ricordare gli antichi dragoni, il libro d’onore ha mantenuto il colore antico…

Incontreremo più volte, nel corso della nostra narrazione per immagini, i gialli dragoni…

Ma ora urge senz’altro passare al Risorgimento e prendere finalmente a narrare gli accadimenti.

  • Partiremo dalle eroiche Cinque Giornate Milanesi del ‘48 Conclusa la Rivolta, si incominciano a smontare le barricate.
  • A Milano compaiono le prime fratture interne.
  • Carlo Alberto procede verso Milano.
  • Pio IX promette di tutto e di più.
  • E finiremo con la Breccia di Porta Pia.
  • Per la Cavalleria il Risorgimento sarà la palestra, l’addestramento e l’evoluzione. Sia nell’armamento che, ancor prima, nell’equitazione in senso stretto.

Dalle consapevolezze maturate sortirà innanzitutto la Scuola di Cavalleria di Pinerolo.

Quanto alle specialità, accanto ai primi quattro reggimenti di linea (dragoni e cavalieri) costituenti la Cavalleria Pesante, si andranno moltiplicando, in accordo con la morfologia del territorio, i reparti di Cavalleria Leggera.

  • Casa Savoia rivolge la sua politica espansionistica all’Italia. Deve dunque fare i conti con un terreno accidentato e impervio;
  • Lo scenario della piana di Marengo e delle sfrenate cariche di linea deve fare posto a d operazioni di appostamento e di perlustrazione;
  • Compiuto con un armamento leggero e veloce;
  • Con cavalli e cavalieri di mole più conenuta: la Cavalleria Leggera

Data la assenza di foto, come supporto iconografico ci serviremo, ad esempio, delle litografie di Stanislao Grimaldi del Poggetto, Ufficiale in Genova Cavalleria al seguito di Sua Maestà.

Ecco l’epopea risorgimentale celebrata da Grimaldi, cavaliere,.artista, gentiluomo di corte e bon vivant…

 

Con le sue Cariche e con le sue esplorazioni, La Cavalleria ebbe un ruolo essenziale nel fare l’Italia del Risorgimento Vediamo qualche dato al riguardo

CAMPAGNE DI GUERRA RISORGIMENTALI

  • I GUERRA D’INDIPENDENZA 1848/49 – si combatte nel VENETO – LOMBARDIA – PIEMONTE vi partecipano 7 reggimenti, di essi sono decorati : ” NIZZA CAVALLERIA ” – di tre M.B.V.M. (GOITO, MORTARA E NOVARA) ” PIEMONTE REALE CAVALLERIA ” di M.A.V.M. (SFORZESCA e NOVARA ) ” LANCIERI DI NOVARA ” – di M.B.V.M. (S. LUCIA – VERONA) ” LANCIERI DI AOSTA ” – di M.A.V.M.
  • II GUERRA D’INDIPENDENZA 1859 – si combatte nel PIEMONTE – LOMBARDIA vi partecipano 10 reggimenti, di essi sono decorati : ” LANCIERI DI NOVARA ” – di M.B.V.M. (MONTEBELLO) ” CAVALLEGGERI DEL MONFERRATO ” – di M.B.V.M. ( MONTEBELLO – S. MARTINO) ” CAVALLEGGERI DI ALESSANDRIA ” – di M.B.V.M. (BORGO VERCELLI) ” GUIDE A CAVALLO ” di GARIBALDI – di M.B.V.M. (VARESE – VALTELLINA)
  • GUERRA PER L’UNITA’ D’ITALIA 1860/61 – si combatte nell‘ UMBRIA , MARCHE e MERIDIONE D’ITALIA vi partecipano 5 reggimenti , di essi sono decorati : ” LANCIERI DI MILANO ” – di M.B.V.M. (SENIGALLIA) ” LANCIERI DI NOVARA ” – di due M.B.V.M. (CASTELFIDARDO E MACERONE) ” PIEMONTE REALE
    CAVALLERIA ” – di M.A.V.M. (GARIGLIANO)
  • III GUERRA D’INDIPENDENZA 1866 – si combatte nel VENETO. Vi partecipano 19 reggimenti , di essi sono decorati : ” LANCIERI DI AOSTA ” – di M.O.V.M. (CUSTOZA) ” CAVALLEGGERI DI ALESSANDRIA ” – di M.A.V.M. (VILLAFRANCA) ” CAVALLEGGERI GUIDE ” – di M.A.V.M. (CUSTOZA) ” LANCIERI DI FIRENZE ” – di M.B.V.M. (PONTE DI VERSA)
  • BRIGANTAGGIO MERIDIONALE 1860/70 – vi partecipano tutti i reggimenti
  • ROMA CAPITALE 1870 – vi partecipano 5 reggimenti

Niente male… Anche se non possiamo non notare un dato importante: alla “guerra contro il brigantaggio” parteciperanno tutti i Reggimenti, la Cavalleria al gran completo.

Ma la conclusione del Risorgimento, dei suoi sogni e delle sue aspettative, è già visibile nel “Quadrato di Villafranca” di Fattori.

Poi, nei dipinti di Quinto Cenni, apparentemente solo uniformologici, in realtà la versione pittorica di Cuore, la celebrazione, l’idealizzazione, e forse anche il rimpianto, per tutto ciò che avrebbe
potuto esserci. Ma che non ci fu. Poi, nel dorato mondo di fine secolo, tutto, apparentemente, cambia e si stempera.

La Celebrazione non si fa attendere…

E la Cavalleria, con le sue peculiarità, è certo più che mai adatta a questa operazione…

Ma vediamo per un istante tale “celebrazione” nell’opera pittorica di Quinto Cenni

Apparentemente solo uniformologici, i suoi bozzetti rivelano in realtà un’epoca: quella del libro Cuore. Non certo quella di Pinocchio. Ma proprio in questo va colto il loro significato: legati al minuto quotidiano di ogni giorno, espressione quasi di un “verismo” ante litteram, essi sono la celebrazione, l’idealizzazione, e forse anche il rimpianto, per tutto ciò che avrebbe potuto esserci…
E che invece, a conti fatti, non c’è stato

Proviamo a rivedere Grimaldi, O il Gabani, O, ai giorni nostri, il Gonzaga.

I tempi sono proprio cambiati La fase eroica ha lasciato il posto ad altro…

I trionfali monumenti di Grimaldi a Torino

Vediamo, ad esempio, quello suo a La Marmora:

Lasciano posto, a Milano, a quelli della “scapigliatura”.

  • Ora Garibaldi non è più solo il soi-disant generale da trattare con sufficienza: è un mito;
  • Quanto a Mazzini, sorvegliato dalla polizia anche mentre stava per morire, è divenuto definitivamente uno dei Padri della Patria E l’Italia Umbertina, per parte sua, vittima delle contraddizione del Risorgimento, inizia a compiere le sue prove tecniche per un colpo di stato.

Prove che si concluderanno “felicemente” a Fiume con la conferma cercata: la sedizione del regio Esercito. Ad organizzare il tutto sarà un “bianco lanciere”, un colonnello dei Lancieri di Novara: Gabriele d’Annunzio. In tutto questo, con il suo stile, la Cavalleria è presente.

  • A Milano, ad esempio, nel 1898…
  • In Corso Monforte
  • O in Piazza Duomo, dove addirittura bivacca
  • E le conseguenze non si fanno attendere…

Ecco la pattuglia dei Lancieri di Novara che, al comando del Ten. Boselli, torna a Firenze, dove il Rgm.to è di stanza, reduce da un viaggio a Berlino dove ha portato al Kaiser gli omaggi di Umberto: le lance sono listate a lutto…

A Monza, Genova Cavalleria rappresenta la Cavalleria ai funerali del Re e quattro Dragoni ne scortano il cavallo scosso. Ritroveremo la Cavalleria a Milano. Ecco Savoia Cavalleria in Piazza Duomo nel ’22, durante i moti della “settimana” rossa.

Ed ecco ancora i reparti a cavallo nel 1968. Siamo a Roma la Sapienza…

Dicevamo di Pinerolo

Sede della Scuola di Cavalleria, Culla dell’Arte Equestre, Fucina del pensiero di Caprilli, ideatore del metodo di equitazione naturale. E maestro ineguagliato nella nobilissima arte di cavalcare

Cavalieri di tutte le nazionalità convenivano a Pinerolo per apprendere il metodo caprilliano. Pinerolo, che, nel mondo, fu fucina ineguagliata di cavalieri. Pinerolo, Città magica, con la sua vita
goliardica vissuta avidamente da giovani esuberanti nel pieno del loro vigore spirituale e fisico. Ma ora rulla nuovamente il tamburo: i soldati tornano di moda. Le luci ed i bagliori della Belle Époque si spengono anche per la Cavalleria. Una custodia di canapa cancella i riflessi degli elmi

Il Casque Adrien (dal nome dell’ingegnere francese che lo ha realizzato) unifica infine tutte le Armi e tutte le estrazioni sociali: nel colpire, le pallottole non vanno per il sottile.

Il Regio Esercito costruirà il “casque” su licenza.

Per risparmiare, dei tre chiodi di acciaio che armano l’elmo, se ne “ometterà” uno. In tal modo, inspiegabilmente, molti moriranno anche se colpiti da pallottole di rimbalzo…

La guerra vinta… La Cavalleria entra nella Prima Guerra Mondiale con il massimo storico dell sue forze: 30 Reggimenti.

Purtroppo, con grave errore degli Alti Comandi, essa viene impiegata in ritardo. Non se ne sfrutta pertanto quell’intrinseco impeto iniziale derivante dalla sua mobilità che avrebbe consentito di spostare con estrema facilità la linea del fronte verso i territori degli Imperi Centrali.

Appiè, appiè cavalleggere!

La Cavalleria appieda nelle trincee e combatte con i fanti…

Si lasciano dunque stivali, speroni ed elmi

Con il risultato che il meglio che la Cavalleria può dare viene perduto. 13000 cavalieri addestrati a Pinerolo combattono nel fango della trincea Su 3000 ufficiali dell’Arma, 800 sono impiegati in altri corpi. Il motto di Genova Cavalleria, Soit à pied soit à cheval mon honneur est sans égal, diviene la realtà dei cavalieri di San Giorgio. Si resta a cavallo solo per la scorta ai prigionieri…

Forse per questo, il più noto è il caso di Francesco Baracca di Piemonte Reale, molti Cavalieri transitano nella Cavalleria dell’Aria. L’elmo di Baracca.

Ma, nel 1917, finalmente, la Cavalleria ritorna in sella. E si guadano i fiumi…

La cavalleria restituisce il Friuli all’Italia. L’Italia fu caporetta… Ma, grazie alla Cavalleria, essa seppe essere anche l’Italia gloriosissima di Pozzuolo del Friuli Fu la Cavalleria, con suoi valori morali altri, a reggere nel momento della disfatta ed a rendere così possibile l’Italia di Vittorio Veneto.

 

 

L’inevitabile falcidia: restano in vita solo i primi 16 Reggimenti.

  • Nizza Cavalleria
  • Piemonte Reale Cavalleria
  • Savoja Cavalleria
  • Genova Cavalleria
  • Lancieri di Novara
  • Lancieri di Aosta
  • Lancieri di Milano
  • Lancieri di Montebello
  • Lancieri di Firenze
  • Lancieri di Vittorio E. II
  • Cavalleggeri di Foggia
  • Cavalleggeri di Saluzzo
  • Cavalleg. di Monferrato
  • Cavalleg. di Alessandria
  • Cavalleggeri di Lodi
  • Cavalleggeri di Lucca

Una transizione difficile e sofferta: dal Cavallo al Cavallo Vapore

E sviluppata dapprima con le “scatole di sardine”, E poi a seguire…, Fino ai Leopard dei miei tempi, Ed oltre, Non senza scordare i blindati attuali, che restituiscono alla Cavalleria il ruolo esplorante che le compete.

 

 

17-ottobre-1942: Poloj I cavalleggeri di Alessandria eseguono l’ultima carica della Storia.

È il tramonto definitivo di un’epoca Meno di tre anni dopo, il 6-agosto-1945, ad Hiroshima, ci sarebbe stato un viaggio senza ritorno.

Oggi in Cavalleria

 

Nella Supremazia dello stile, l’Arma di Cavalleria si conferma Generosa con tutti e fedele a se stessa.

A Dieu Mon Âme Ma Vie Au Roi Mon Coeur Aux Dames Mon Honneur À Moi