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Lettera di Adriano Morando agli allievi del corso di Elettrotecnica ed Elettronica di Potenza per allievi Ingegneri Aerospaziali del Politecnico di Milano al termine della sua ultima lezione nel gennaio 2013.

Cari cucciolotti,

il nostro percorso comune si conclude qui. Tra qualche giorno questa aula, che ora risuona delle vostre voci e brilla dei vostri entusiasmi, tornerà ad essere grigia e silenziosa, come se noi non la avessimo mai abitata e non avessimo mai scambiato sguardi, idee e strette di mano. Godiamoci dunque, come chi da sempre si conosce e non teme il responso del futuro, questi pochi minuti insieme che ancora ci restano.

Non credo sia possibile per me farvi capire fino infondo quanto, sul piano umano – professionale e scientifico mi avete dato. Forse solo con l’andare nel tempo, quando, compatibilmente con la priorità di altri “appuntamenti presi”, la quotidiana stesura dei miei scritti e l’impegno delle mie letture non potranno più contare sulla spumeggiante interruzione dei vostri entusiasmi e dei vostri dubbi martellanti, saprò mettere interamente a fuoco le cose. Per ora sento di dovervi dire che con voi mi sono sentito coinvolto, bisognoso di comunicare, di scambiare idee ed aspettative. Ogni volta, entrando in aula, ho dimenticato le mille cose esterne e mi sono sentito felice, e fortunato, di essere lì con voi. A proporre idee ed aspettative per una conoscenza ed una sensibilità futura, innescata momento per momento da emozioni comuni e da quella insopprimibile voglia di fare e di amare che è la parte migliore, quella del cuore e dell’anima, della gioventù. Insieme abbiamo fatto dell’Università quello che desideravamo, e ci aspettavamo, che essa fosse. Io, l’oggi che va, con le mie esperienze, voi, il domani che arriva, con le vostre aspettative…

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Me ne vado portando con me il ricordo di momenti bellissimi sicuramente irripetibili. Momenti in cui da padre, amico e collega, ho dato amore. Ed in cui, da uomo, ne ho ricevuto ancor di più…Potrò mai ringraziarvi? La  vita, figli miei, è questo e nient’altro. Penso alla gioia di un sorriso, al supporto emotivo di una forte e franca stretta di mano. Penso alla fisica matematica che, compagna di viaggio dell’ingegneria e della filosofia scientifica, delle equazioni di stato e delle leggi ai rotori, ci accomuna ed alla consapevolezza che un giorno, incontrandoci ovunque e comunque, potremmo tirar fuori un pezzo di carta ed una penna e parlar di idee e formule, affascinati come se si trattasse del ritratto della persona che amiamo o di uno spartito musicale che ci prende.[/column]

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Vi lascio il mio più sentito e devoto grazie. Vi debbo momenti di serenià in cui, travagliato dalla consapevolezza di altri “ineludibili appuntamenti” – che solo voi, con la vostra barba non rasata di fresco e con i vostri calzoni sgangherati, avete saputo farmi dimenticare – mi sono sentito ancora utile, in cui le ore che a suo tempo ho trascorso nello studio si sono tradotte nello scambio di un’emozione e nella proposta possibile di una approfondimento futuro. Voi pensate di aver appreso da me, uomo d’altri tempi, il bon ton dell’inchino impercettibilmente accennato, della stretta di mano ricevuta – e mai data – come privilegio. Anch’io, fino a qualche tempo lo credevo…E forse me ne sono anche compiaciuto. Ma ora, mentre stiamo per salutarci definitivamente, sento il dovere di dirvi, e di dirlo anche a me stesso, che non è affatto così: sono io che ho appreso da voi la vostra autenticità, la vostra immediatezza e…il vostro bisogno di vero e di autentico. Tutto quello, insomma, che contraddistingue i giovani puledri che , apprestandosi a misurasi con il fascino e la seduzione della brughiera, non hanno certo bisogno di una gualdrappa variopinta ed inutile.

Non vi preoccupate per le difficoltà attuali, che pure sono grandi. Ciò che sarete e che sentirete di voler essere dipenderà da voi. Ed alla vostra età le colonne d’Ercole, che certamente dovrete oltrepassare, sono ancora lontane. Poi, finalmente, ci sarà il mare aperto. Puntate la vostra prora nella direzione che sentirete giusta e non lasciatevi mai fuorviare dall’effimero incombente..

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Vi saluto qui con una abbraccio forte. Ricordatevi di me perché io non mi dimenticherò mai di voi.

Il vostro affezionatissimo zio Adry

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Adriano Paolo Morando

Nasce il 21 gennaio 1949 a Milano, unico figlio di Erminio e Venerina Bergo. I genitori si erano trasferiti dal Veneto alla Lombardia per migliorare le condizioni economiche ma la scelta di Milano era legata al desiderio della madre di far crescere i figli, che sarebbero nati dal matrimonio, in una città culturalmente viva.

Adriano eredita dal padre la sensibilità, le doti intellettive e l’interesse per la storia che lo porterà ad una profonda conoscenza della storia Italiana e lo stimolerà ad allargare questa passione alla scienza. Dalla madre acquisisce la tenacia, la meticolosità e il forte senso del dovere. La sua vita relazionale, nella famiglia allargata in cui cresce, fu contrassegnata da fasi dolorose per l’incapacità dei familiari di capire la complessità psicologica di questo bambino eccezionalmente dotato, sensibilissimo e interiormente molto vulnerabile che molto si differenziava dagli altri cugini.  

Dopo l’Istituto Tecnico si laurea in Ingegneria Elettrotecnica presso il Politecnico di Milano con una tesi elaborata presso il CRA (Centro di Ricerca di Automatica) dell’ENEL sui modelli matematici delle reti elettriche in fase di regime perturbato. Nel 1976 a Palmanova assolve agli obblighi di leva prestando servizio presso il Rgm.to Genova Cavalleria che, da allora, occuperà un ruolo molto significativo nella sua vita.

Nel corso degli anni, la storia della Cavalleria e dei suoi Reggimenti è stato un interesse culturale profondo che ha portato Adriano a collaborare con la “Rivista di Cavalleria”, a diffondere le conoscenze storiche e le gesta della Cavalleria Italiana in conferenze e dibattiti e a collezionare oggetti inerenti la storia dei Reggimenti Italiani.

Dopo una breve esperienza di insegnamento presso gli ITIS di Milano lavora presso la Società di Ingegneria Borghi & Baldo come ingegnere elettrico addetto al progetto di sistemi di potenza. Si occupa di reti industriali, di interconnessione macchine operatrici elettriche – macchine termiche teleriscaldamento, progetto di centrali elettriche, collaborando anche con il Centro Studi Enel di Larderello. Conclusa l’esperienza in Borghi & Baldo nel 1984 Adriano decide di affrontare una nuova esperienza professionale passando alle dipendenze del TIBB (Tecnomasio Italiano Brown Boveri) di Milano. Nello stesso anno, per valutare la sua preparazione filosofica, chiede e ottiene un incontro con Ludovico Geymonat, grande filosofo, matematico ed epistemologo italiano che lo incoraggia a continuare i suoi studi. In quel periodo le Ferrovie dello Stato – FS – affidano al Tecnomasio lo studio e il progetto dei prototipi delle locomotive elettroniche di nuove generazione e Adriano si occupa dei modelli matematici.

Sotto la guida di Lorenzo Lanzavecchia, entra a far parte del Gruppo ristretto di ingegneri cui è affidato il compito di concepire e porre sui binari il primo esemplare dell’ETR 500, il progenitore del successivo “Frecciarossa”. Sua, in collaborazione, per la parte meccanica, con la Fiat Ferroviaria Savigliano, è la messa a punto del primo modello matematico (in Europa) di un treno ad alta velocità: l’ETR 500. Parallelamente al lavoro in Tecnomasio collabora con il Dipartimento di Elettrotecnica del Politecnico di Milano perché Adriano P. Morando ha sempre sostenuto, e fatto propria, l’importanza di unire l’esperienza pratica che si svolge in azienda alla rigorosa conoscenza teorica e alla ricerca scientifica che solo in un Politecnico è possibile realizzare.

Nel 1990 si conclude anche l’esperienza in Tecnomasio perché, in seguito a concorso nazionale, Adriano diventa docente e Titolare del corso di “Elettrotecnica” e poi di “Elettrotecnica ed Elettronica Applicata”. Si occupa, a livello di ricerca e pubblicazioni, di Electromagnetic Compatibility, Power Quality, Analisi Fondazionale della Teoria delle Reti. L’esito di tale impegno è una decina di libri didattici in tale settore e molteplici pubblicazioni di cui la parte prevalente su Riviste Nazionali ed Internazionali ed atti di Congressi Internazionali. Responsabile scientifico dei rapporti CESI (Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano Giacinto Motta), coordina, all’interno di collaborazioni con aziende, ricerche in ambito direttamente applicativo (Panasonic, Tamini, ABB, etc.).

Attratto con sempre maggior coinvolgimento dalla Storia della Scienza, ne approfondisce progressivamente – studiando, partecipando a convegni e pubblicando – alcune tematiche riguardanti l’Elettromagnetismo. Divenuto membro della SISFA (Società Italiana degli Storici della Fisica e dell’Astronomia) e dell’ASSTI (Associazione per la Storia della Scienza e della Tecnica nell’età dell’Industrializzazione) e membro della Commissione Scientifica per la pubblicazione delle opere di Carlo Cattaneo. Inizia, per molti anni, una proficua collaborazione con Salvo D’Agostino (Roma – La Sapienza), Carlo Lacaita (Milano – Statale), Giorgio Dragoni (Bologna, Istituto Righi).

Avvia, inoltre, una collaborazione con l’Enciclopedia Treccani  (conclusasi nel 2013) documentabile in un serie di biografie scientifiche pubblicate sul Dizionario Biografico degli Italiani. Membro della Domus Galileiana e  della SIF (Società Italiana di Fisica), assume per incarico il Corso di Fisica Sperimentale presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Statale di Milano dall’anno accademico 2008-2009. Nello stesso periodo sarà relatore di numerose tesi sul pensiero di James Clerk Maxwell redatte da allievi filosofi.

Nel 2007 assume il ruolo di responsabile degli insegnamenti “umanistici” e “filosofici” presso il Politecnico di Milano.  Organizza corsi innovativi coinvolgendo luminari quali U. Bottazzini, G. Giorello, C. Lacaita, V. Marchis, R. Pettoello; corsi con tematiche inusuali che tendevano ad unire scienza e filosofia come: Fondamenti di filosofia della scienza”, “Verità e teoria della corrispondenza”, “Etica” e “Storia della matematica”.  Oltre all’insegnamento di “Storia ed Epistemologia delle Scienze Elettromagnetiche” che Morando ha tenuto personalmente presso il Politecnico di Milano. Per molti anni è stato responsabile, per la Lombardia, della SILSIS (Scuola Interuniversitaria Lombarda di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario), tenendo i corsi di “Elettrotecnica”, “Conversione Elettromeccanica”, “Storia dell’Elettromagnetismo”.

I suoi interessi eclettici l’hanno portato a scrivere articoli per la rivista di storia “BBC History” e per la rivista di scienze e storia “Prometeo”.

La vera passione di Adriano era insegnare; insegnare ai ragazzi e alle ragazze, ai suoi allievi, le meraviglie della scienza per consentire loro di immergersi nei segreti dell’Universo … e capire.

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